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È stata approvata dal Governo la riforma della scuola professionale, che entrerà in vigore il prossimo anno scolastico.  Secondo l’ultimo rapporto Excelsior di Unioncamere, il 49% delle professionalità richieste dal sistema produttivo nazionale è di difficile reperimento, con un picco del 64,5% per gli operai specializzati. La riforma consente di avere una filiera della formazione tecnica e professionale di eccellenza, grazie al potenziamento delle discipline di base e all’incremento di quelle laboratoriali e professionalizzanti; sarà più forte il raccordo fra scuola e impresa, si punterà molto anche sull’internazionalizzazione e sulla ricerca.
La sperimentazione del modello 4+2 riguarda tutti gli istituti appartenenti al settore tecnologico-professionale. Questa nuova ripartizione prevede quattro anni di formazione secondaria, cui vanno aggiunti due anni di specializzazione presso uno degli Its Academy. L’obiettivo è coinvolgere 1.000 istituti “quadriennali” e renderli meritevoli degli investimenti possibili attraverso l’uso del Pnrr.
La riforma, promossa dal ministro Giuseppe Valditara, punta quindi a rafforzare le competenze degli alunni in italiano, inglese e matematica, dando maggior peso anche alle materie laboratoriali e tecniche. Altra novità significativa riguarda l’introduzione del cosiddetto “campus”, una grande comunità formata da più soggetti promotori e aggregatori, tra cui le scuole, i centri di formazione professionale e gli Its Academy.
A tal proposito, è parecchio interessante la proposta di collaborazione con docenti esterni, provenienti dal mondo del lavoro e delle imprese e in grado di colmare eventuali lacune in termini di competenze tecniche. La riforma prevede anche l’aumento degli accordi di partenariato, tesi a incrementare l’alternanza scuola-lavoro nonché i contratti di apprendistato, opportunità che potrebbero rivelarsi davvero preziose sia per gli studenti che per l’ecosistema produttivo locale. Agli studenti verrebbero concesse maggiori possibilità di mostrare le proprie competenze alle aziende, mentre a queste ultime verrebbe aperto un canale diretto col mondo della scuola, con la possibilità di assumere personale specializzato nei ruoli scoperti.

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