Si può dire che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, per parafrasare un famoso detto popolare che da l’idea di come una legge può essere delineata e applicata, ma che poi non essendoci i decreti attuativi, non sia ritenuta valida ai fini giuridici, mancando l’indicazione normativa dei requisiti funzionali minimi necessari per il riconoscimento del valore di prova legale. É quello che è successo ai dati della cosiddetta “scatola nera” che molti hanno accettato di inserire nel proprio veicolo.
Alla domanda semplice, se il dispositivo tecnologico Gps (collegamento satellitare) per valutare, dalle posizioni, che una vettura ha ragione e l’altra torto e, quindi, che le risultanze della black box hanno valore legale e fanno piena prova? Per molte compagnie assicuratrici la risposta è affermativa, invece, la Cassazione con l’ordinanza da poco emanata, non è d’accordo.
La Corte di legittimità arriva alla conclusione che le black box, registrando la dinamica degli incidenti, dovrebbero aiutare ad attribuire le responsabilità dei sinistri e a ridurre le frodi nella Rc auto e nelle altre polizze (come quella sul furto). Nell’analisi dell’articolo 145 bis del codice delle assicurazioni introdotto nel 2017, si prevede che, in caso di sinistro, le risultanze delle scatole nere facciano piena prova per definirne le responsabilità. Alcune compagnie (quasi tutte) affermano che i dati della scatola nera possono essere accolti come prova in sede processuale, come stabilito dall’articolo 145-bis del Codice delle assicurazioni private. Lo stesso articolo ricorda pure che l’assicurato non può disinstallare o manomettere la scatola nera installata, pena l’annullamento degli sconti ricevuti.
La Cassazione, proprio in funzione del predetto articolo del codice delle assicurazioni, precisa che mancando i decreti attuativi ministeriali previsti, che avrebbero dovuto fissare quattro punti chiave: le caratteristiche tecniche delle black box; le modalità di conservazione dei dati e la loro non ripudiabilità; le norme sulla portabilità dei dispositivi, decreti attuativi mai emanati. La risposta della Cassazione è no! Come ha stabilito nella recente ordinanza 13725/2024.
Sono indizi, non prove. Pertanto, conclude la Cassazione, in assenza dei decreti attuativi, “non è possibile attribuire valore legale a un dato raccolto da uno strumento prodotto da un privato per un privato senza che sia assoggettato a qualsivoglia forma di controllo o al rispetto di determinati parametri”.
Insomma, dal punto di vista legale, le risultanze delle scatole nere NON sono vincolanti per i giudici.
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