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Sulla scia della crisi che ha investito il mercato dell’auto in Europa e la conseguente frenata della produzione dei maggiori gruppi automobilistici, si stanno facendo strada iniziative per ritornare a salvare il salvabile, con  proposte di legge che fanno un passo indietro rispetto all’originaria transizione ecologica, orientata solo alla mobilità elettrica. Sinora i paesi con potenzialità maggiori di produzione di carburanti sintetici, biologici e gas, (Germania, Italia e Polonia) non sono stati tenuti in considerazione. L’imperativo era “tutto elettrico”, emissioni pari a zero. Quando ci si è resi conto che non è tutto oro quello che luccica e che le emissioni elettriche dei veicoli elettrici non sono proprio così pulite, tenuto conto dalle origini e in particolare la  produzione delle batterie, che i disagi e i problemi sono superiori ai benefici, solo allora la musica sta cambiando. C’è voluta nel fratempo anche la crisi del mercato delle vendite, che ha costretto a ridurre la produzione con la chiusura di alcuni impianti, da parte delle maggiori industrie, per far capire che forse l’originaria impostazione del tutto elettrico, era poco percorribile.
Solo adesso si sta verificando l’apertura all’utilizzo dei carburanti biologici, sitetici e idrogeno nelle decisioni europee, nel tentivo di salvaguardare l’avanzamento tecnologico maturato dall”industria, l’indotto della componentistica e l’occupazione. Ormai è tardi per cambiare le regole di mercato, ma forse non è troppo tardi per recuperare  quel grosso spicchio di mercato composto dalle tecnologie legate alle motorizzazioni endotermiche che hanno visto negli ultimi anni un’evoluzione tecnologica orientata al contenimento delle emissioni.
In Italia è in  corso d’esame il disegno di legge per il rilascio delle autorizzazioni alla distribuzione dei carburanti  che introduce incentivi ad hoc per la riconversione degli impianti in chiave green. É previsto un Fondo presso il ministero dell’Ambiente con una dote di 140 milioni per tre anni che servirà a finanziare gli incentivi per la trasformazione degli impianti nonché gli indennizzi per i gestori il cui rapporto non proseguirà nell’impianto convertito.
I sostegni saranno assicurati a coloro che convertiranno i propri impianti, entro il 31 dicembre 2027, in stazioni dedicate alla ricarica di veicoli elettrici con potenza pari o superiore a 90 kilowatt per singola infrastruttura: il contributo, nella misura massima del 50% delle spese sostenute, potrà arrivare a un massimo di 60mila euro (incrementati di altri 10mila se con le colonnine sarà installato almeno un distributore di biocarburanti liquidi o gassosi).
Ai gestori che non proseguiranno il rapporto, invece, sarà riconosciuto un indennizzo non superiore ai 20mila euro.
Sempre nell’ottica di accelerare la diffusione di carburanti alternativi, il disegno di legge prevede poi che, a partire dal 1° gennaio 2025, non potranno essere rilasciate autorizzazioni per impianti che non prevedano almeno la distribuzione di un altro vettore energetico alternativo ai combustibili fossili (dall’elettrico ai biocarburanti).

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