Ogni associazione fra i suoi compiti ha quello di difendere gli interessi dei propri associati, ma diventa difficile poter difendere e mantenere a galla le imprese nella trasformazione della filiera per adeguarla alle nuove tecnologie sulla mobilità, solo con gl’incentivi statali. Quando questi si esauriscono l’imprenditore è in difficoltà. Allora c’è da chiedersi che tipo d’imprenditore è, che quando guadagna tiene tutto per sè e quando è in difficoltà finanziaria chiede l’intervento statale.
ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), si dichiara sconcertata dalla decisione del Governo di decurtare di oltre 4,6 miliardi di euro il “fondo automotive” destinato all’adozione di misure a sostegno della riconversione della filiera.
La transizione ecologica non è così immediata e le aziende lungimiranti avrebbero tutto il tempo di riconvertire gli impianti e l’organizzazione aziendale, ma occorrono idee chiare e capacità manageriale, oltre che investimenti.
Le aziernde oggi per poter sopravvivere devono potersi adeguare ai cambiamenti tecnologici e al mercato sempre più velocemente. Queste caratteristiche sono quelle che fanno la differenza tra il passato e il futuro, non capire questa strategia significa essere incapaci di saper gestire l’azienda e il cambiamento, indipendentemente da aiuti esterni, Se poi questi ci sono tanto meglio, ma non devono essere un sine qua non per la sopravvivenza dell’azienda.
Il cambiamento, dovuto alla diversa mobilità e al Green Deal, c’era, e c’è ancora tutto il tempo per poterlo affrontare, anche se oggi si è aggiunto il calo dei volumi di mercato.
Gli aiuti economici stanziati nel 2020 e ridotti draticamente nel Bilancio 2025 non dovrebbero costituire un ostacolo insormontabile, ma stimolare imprenditori e aziende a spingere l’Europa per migliorare la regolamentazione, che non rappresenta solo un fattore economico, ma anche tecnico, culturale e… imprenditoriale.