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La formazione dei tecnici, nonostante la buona volontà del Governo, non funziona o funziona male, tanto da non consentire di avere le risorse necessarie per soddisfare le richieste di mercato. Il classico apprendistato non esiste più e l’attuale sistema non è in grado di soddisfare le necessità degli imprenditori. La tecnologia avanzata dei veicoli necessita di figure professionali altamente preparate e queste dopo aver fatto un tirocinio teorico-pratico non si accontentano più di uno stipendio medio-basso. Infatti, oltre un terzo degli intervistati dal Sole 24ore, ha espresso la propria preferenza,  che al di sotto di 1.250 euro non accetterebbe alcun impiego.
C’è da dire che lo stipendio è in funzione delle capacità dimostrate, ma questo è il solito ritornello, prima ti chiedo la parte economica e poi ti dico quello che so fare. In sostanza si stà ribaltando quella che da sempre è stata una pietra migliare tra dipendente e titolare d’azienda: “Io ti offro in base a quello che sei in grado di darmi e non viceversa”. Infatti tre quarti dei possibili occupabili hanno rifiutato poichè l’offerta economica era al di sotto delle proprie aspettative, ma per contro, occorre anche capire quello che erano in grado di offrire.
Le statistiche ci mostrano un quadro preoccupante, se da un lato sono in aumento i giovani che cercano lavoro, per contro sono  quelli che in maggioranza non hanno ancora le idee chiare, la metà circa non sa se vuole un lavoro a tempo indeterminato o precario. Quelli che invece vengono contattati per un lavoro hanno rifiutato a causa della parte economica ritenuta non soddisfacente, orario di lavoro troppo lungo, anche nei fine settimana, o non corrispondente alle proprie mansioni.
É evidente che le aziende a queste condizioni non sono disposte a fare offerte alla cieca, difatti, solo la metà degli occupati (qualificati) ha un lavoro a tempo determinato, con uno stipendio che oscilla da 1.250 a 1.500 euro al mese. Diverso è il caso dei diplomati da istituti tecnici di secondo livello, che vedono trovare occupazione dal 65% al 87%.
In un recente incontro tra imprenditori nella Regione Emilia-Romagna, è emerso il problema della formazione di personale, che oltre alla teoria frequenti anche le strutture aziendali, deve tener conto che l’onere economico di formare i giovani per la parter pratica, che non può ricadere solo sull’imprenditore, ma occorre anche un’intervento statale che consenta al giovane di avere un compenso adeguato per la propria sussistenza. Solo così si riuscirebbe a conciliare le esigenze imprenditoriali e quelle del candidato occupabile.

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