Il mercato dell’auto in cirisi
Considerato l’andamento del comparto Automotive, per quanto riguarda la produzione e vendita, particolarmente dei veicoli elettrici, che nell’ultimo periodo stanno registrando una forte disaffezione dei consumatori e contemporaneo calo delle vendite, del fatto che la Commissione UE, nonostante i solleciti a rivedere il regolamento, ha confermato che nulla si cambia e che i motori a combustione interna non saranno più prodotti in Europa dal 2035. Ci siamo presi la briga di esaminare l’atto costitutivo della Commissione UE relativo alla transizione verde, e ci siamo resi conto che qualcosa non quadra, rispetto alle notizie apparse sui media.
Molta ideologia poco realismo
Premesso che tutte le iniziative che vengono prese in Europa per combattere i cambiamenti climatici e il degrado ambientale, definito pomposamente “Green Deal”, non sono valide per molti paesi del mondo che continuano nei loro consumi energetici inquinanti. Ci siano chiesti che senso ha chiudere una porta del condominio per proteggersi se tutte le altre rimangono aperte.
L’esame del documento testè citato, dichiara che l’UE può già vantare solidi risultati nella riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, mantenendo al contempo la crescita economica. Quella citata e pura ideologia di un mondo perfetto nel quale tutti rispettano le regole, ma la realtà è ben diversa, inoltre tra gli obiettivi indicati vi è anche quello del mantenimento della crescita economica. L’automotive nell’Europa rappresenta una bella fetta nell’economia incidendo per circa l’8%, quindi nel fare qualsiasi provvedimento se ne deve tener conto e, se questo non si è fatto all’inizio, occorre che le regole vengano riviste per uniformarsi alla realtà.
Incidenza automotive sul PIL dei vari paesi:
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- Italia 7%;
- Germania 5%;
- Francia 4%;
- Spagna 5%;
- Regno Unito 3%;
- Polonia 4%;
- Repubblica Ceca 5%;
- Svezia 3%;
- Ungheria 3%;
- Turchia 5%;
Come possiamo vedere dalla classifica l’Italia, la Germania e la Spagna sono i paesi maggiormente interessati.
Ritornando al documento UE, “i trasporti rappresentano quasi un quarto delle emissioni di gas serra dell’UE e sono una delle principali cause dell’inquinamento atmosferico nelle città. Gli Stati membri stanno cercando di sviluppare soluzioni intelligenti, sostenibili ed efficienti. A tal fine, occorre mettere al primo posto gli utenti e fornire loro alternative più economiche, più accessibili, più sane e più pulite”. Si parla, oltre che di inquinamento, anche di soluzioni sostenibili nel fornire alternative economiche ed accessibili.
Analisi e scelte errate
Infine si personalizzano le iniziative necessarie per i vari paesi. Evitiamo di soffermarci su ogni singolo paese, per concentrarci sull’Italia. Chi ha effettuato questa analisi evidentemente non ha valutato i riflessi che tali iniziative avrebbero avuto sull’economia, in particolare per quei paesi dove l’Automotive è un asse importante. Per l’Italia è previsto, infatti, che: “Portare avanti la riforma fiscale ambientale in Italia. Sostegno per la riforma delle sovvenzioni dannose, la tassazione ambientale e una più ampia riforma fiscale”.
Nulla che riguardi l’industria e in particolare l’Automotive, voli pindarici, ideoligici di analisti, basate su tanta teoria e poca realtà pratica, andando alle radici del problema e senza tener conto dei riflessi negativi di un mercato che in breve tempo sta affossando gran parte dell’economia di almeno tre grandi Paesi europei.
Cambiare si può, non è una richiesta, è un obbligo.
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