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L’impatto che Internet, telefonia mobile e mass media hanno avuto nelle nostre vite nel corso della pandemia è sotto gli occhi di tutti. Cerchiamo tutti i giorni di tenerci al passo con le novità, ma queste corrono ad una velocità così incredibile che dopo qualche tempo diventano obsolete.
Tutti però abbiamo a che fare ormai con la “rete” per studio, lavoro o diletto. Si dice che comunicare è un’arte.  Forse il detto valeva fino a poco tempo fa ma oggi con l’avvento delle piattaforme social tutti fanno comunicazione. Assistiamo a un’inflazione di notizie vere o false, pressapochiste e poco interessanti, anzi futili, permesse grazie alle piattaforme social, che hanno consentito a tutti di fare personal branding ed esprimere la propria opinione con la credenza che molti dei contenuti immessi in rete siano informazioni utili. In realtà la maggior parte passa inosservata e pochi sono quelli che riescono a incidere e lasciare una traccia. Di certo è che se parliamo di futuro della comunicazione, questo non lo è, o almeno, interessa poco o nulla alle aziende che decidono di pubblicizzare i loro prodotti.
Generare interesse negli utenti attraverso la pubblicità tradizionale, in questo contesto può distrarre il lettore dal contenuto, per comunicare un messaggio occorre aggiornare il metodo pubblicitario che sia parallelo agli annunci pubblicati all’interno del contesto editoriale dove essi vengono posizionati (sia dal punto di vista grafico sia dal punto di vista della linea editoriale), indicando chiaramente chi è l’inserzionista che ‘sponsorizza’ tale contenuto. È distante dal Pubbliredazionale classico, che invece cerca di mascherare i contenuti pubblicitari come articoli editoriali su prodotti o servizi. L’obiettivo finale è quello di rendere l’annuncio pubblicitario meno intrusivo in modo che non interrompa la fruizione del contenuto che l’utente sta guardando. In sostanza l’approccio verso questa forma pubblicitaria ha un fine informativo piuttosto che promozionale. Deve essere il pubblico a scegliere ciò che hai scritto, non il contrario. E questo – forse – rende più credibile il contenuto.

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