… si, ma in Giappone.
La diffusione delle auto elettriche è condizionata da vari fattori, uno dei quali riguarda le infrastrutture di ricarica, ancora carenti nel nostro Paese. Si dice che chi parte dopo è avvantaggiato dal fatto che può sfruttare le esperienze fatte da altri. E’ pur vero che la rete delle infrastruttre per la ricarica dei veicoli elettrici dovrebbe essere proporzionata al numero di veicoli circolanti, ma è necessario che abbia anche una diffusione capillare sul territorio per offrire un servizio, almeno nelle principali arterie, tenuto conto dell’autonomia di tali veicoli. Altrimenti si rischia di fare come in Giappone che a seguito degli incentivi offerti nel 2012, si è avuta una vera e propria esplosione di impianti di ricarica, circa 30.000, che si sono rivelati sproporzionati per eccesso rispetto al numero di veicoli elettrici circolanti (circa l’1%), con la conseguenza che molte delle colonnine di ricarica sono rimaste inutilizzate e divenute obsolete per le attuali necessità (calcolando una durata media di circa otto anni).
Ciò nonostante, la politica “green” del Giappone non cambia e mira a portare al numero di 150.000 le stazioni di ricarica entro il 2030.
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