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E’ umano che il “nuovo” crei diffidenza o timori. Lo scrittore Arthur C. Clarke, dice che «ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia» questo è particolarmente vero per l’Ai che per le sue caratteristiche di apprendere e mettere in pratica, assomiglia ad alcune pratiche esoteriche. Probabilmente il temine “intelligenza artificiale”, già di per se fa pensare a sistemi che prendono il controllo sulle funzioni umane, forse occorreva utilizzare il vecchio termine “sistemi esperti” che dava più l’impressione di un semplice avanzamento tecnlogico.
In un sistema mondo sempre più complesso, l’intelligenza artificiale rappresenta lo strumento per razionalizzare, far meglio funzionare e ottimizzare processi, sistemi e organizzazione delle varie attività umane. Questo già si vede nelle applicazioni di alcuni software, nei servizi, nel riconoscimento delle cose e delle persone, nell’ottimizzazione dei prodotti di comunicazione e di editing (foto e video), e i mille altri modi ancora da sperimentare. In sostanza si tratta di riuscire a governare le complessità.
Secondo un sondaggio effettuato dall’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, il giudizio complessivo dei consumatori sull’intelligenza artificiale è positivo per l’83% degli intervistati. Il settore più attivo come investimenti in soluzioni di Ai è la finanza (23%), seguita da energia e utility (14%), manifattura (13%), telco e media (12%) e assicurazioni (11%). L’intelligenza artificiale vive sui dati per creare gli algoritmi necessari al suo funzionamento, il che presuppone l’uilizzo, anche di dati personali, questo è il vero tema del quale dovremmo parlare, come sta iniziando a fare la Commissione europea.
L’automotive utilizza già l’intelligenza artificiale in varie funzioni installate sulle auto e sarà indispensabile sui nuovi veicoli a guida autonoma.