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Il cambiamento tecnico e culturale in un paese che è stato ancorato per troppo tempo a vecchie convinzioni e abitudini è inevitabile. Il processo ormai avviato di elettrificazione dei veicoli comporta fra le altre cose notevoli problemi di adattamento per le aziende che producono componenti per auto, soprattutto nel nostro Paese che è uno dei principali fornitori internazionali. La dismissione graduata nel tempo delle motorizzazioni tradizionali endotermiche comporta inevitabilmente cambiamenti radicali per tutta la filiera dell’automotive. La tansizione programmata negli anni consente alle aziende coinvolte di riprogrammare i processi produttivi e le strategie di vendita, ma non è un compito facile. Oltrettutto, man mano che si chiude un filone produttivo e se ne apre un’altro con caratteristiche tecniche diverse, non è scontato che la nuova produzione compensi quella persa e così vale anche per l’occupazione del personale addetto.
L’osservatorio sulla componentistica automotive italiana, indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino, da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e dal Center for Automotive and Mobility Innovation (CAMI) del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, evidenzia che la componentistica automotive italiana è composta da 2.203 imprese che occupano oltre 161.400 addetti, per un fatturato stimato pari a 44,8 miliardi di euro.
L’Italia ha le carte in regole per giocare la sua partita, il potenziale c’è, l’abbiamo visto con la liberalizzazione delle iniziative e l’apertura dei mercati, ora la sfida è quella di accompagnare questo cambiamento anche nei confronti delle persone coinvolte per armonizzare le esigenze del mercato e del sistema Paese.
Il passaggio, pur graduale, comporterà  a regime una trasformazione radicale anche sugli altri attori dell’automotive, in particolare per chi si occupa della manutenzione dei veicoli. Si stima infatti che il calo di lavoro tra le diverse motorizzazioni varierà da circa un terzo al 50% in meno per i veicoli elettrificati, parzialmente compensato dall’aumento dei costi medi d’intervento per le operazioni maggiormente complesse necessarie.
Le aziende dovrebbero pertanto dare priorità a programmi che investono sull’istruzione, sulla formazione per il miglioramento delle competenze e la riqualificazione del personale. In sostanza si auspica che il sistema politico aiuti gli attori industriali, le autorità nazionali, regionali e locali, a perseguire gli obiettivi, occorre solo buona volontà e ovviamente una pianificazione e armonizzazione nazionale di supporto, anche economica, da parte del Governo.

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