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Facciamo tanto parlare dell’attività di carrozziere come di un lavoro artigianale che va pian piano scomparendo, in realtà questo lavoro si sta modificando radicalmente verso una tecnologia avanzata sia nei materiali che nell’elettronica sempre più estremizzati. L’artigiano comunque rimane con le sue peculiarità e caratteristiche originali, magari affiancato da un professionista dell’elettronica. Nel periodo di festività che hanno concluso l’anno 2022 ho fatto una riflessione sull’attività di carrozziere che ormai tutti i media danno in esaurimento sotto il profilo artigianale, tant’è che in tutte le occasioni si cerca di non utilizzare più la classica definizione che identifica questa professione: abile ad eseguire un “lavoro a regola d’arte”, per indicare l’abilità manuale dell’artigiano. La definizione risale addirittura al medioevo, quando le corporazioni dei mestieri (artigiani) si erano dotati di regolamenti, metodi e attrezzi per l’esecuzione dei lavori a loro commissionati. Certamente la regola d’arte non è più sufficiente sui veicoli di nuova generazione, ma è tutt’altro che scomparsa nel panorama dell’autoriparazione di carrozzeria.
Nei miei lunghi anni di attività e di esperienze vissute direttamente nelle strutture riparative, ho avuto la fortuna di assistere e in qualche caso di partecipare a lavori di alta professionalità su veicoli di prestigio, dove il “saper fare” manuale era un obbligo per raggiungere il risultato voluto.
Prendiamo per esempio i materiali di cui era rivestito il cruscotto e alcune altre parti interne della carrozzeria con il legno o meglio la radica, il ripristino e la manutenzione di queste parti danneggiate o solo da restaurare è opera di alta professionalità, un vero e proprio lavoro artigianale paragonabile al restauro di opere d’arte. Ugualmente dicasi per la tappezzeria interna  sia di pelle che di stoffa, dove esistono ancora artigiani che ricreano, addirittura con alcuni scampoli di stoffa originali, il manufatto. La stessa lavorazione del rivestimento delle auto con pannelli in allumino era dominio di pochi specialisti, tant’è che le operazioni di costruzione di queste vetture erano all’origine coperte da brevetto, per esempio della carrozzeria Touring di Milano per i veicoli superleggeri. L’ebanista, il lattoniere e il verniciatore erano considerati lavori di alta professionalità i cui protagonisti erano restii a trasmettere le loro conoscenze e capacità manuali ad altri. Se ci pensiamo bene le regole erano poche e ben sperimentate, i prodotti e le attrezzature utilizzate duravano decine d’anni e non davano adito a variazioni particolari se non quelle dettate dall’estro del professionista, che oltretutto si dotava di una propria attrezzatura leggera della quale  era particolarmente geloso. Erano quelle le professioni maggiormente richieste e più pagate, e non erano pochi i lavoratori che svolgevano presso una struttura tutta la loro vita lavorativa.
Il mondo cambia e tutto si evolve. Il processo si è avuto in maniera graduale fino agli anni ’90, poi un balzo in avanti c’è stato con l’utilizzo di materiali innovativi utilizzati nella costruzione dei nuovi veicoli, e – infine – dal secondo decennio del nuovo millennio, con l’elettronica e ultimamente con le auto connesse e la guida assistita. Ma l’automobile si è sì evoluta, ma è rimasta ai fini pratici un assemblaggio di parti meccaniche, accessori, lamierati più o meno conformati per fare da contenitore e protezione agli occupanti. Quello che è cambiato radicalmente è il sistema di riparazione, in particolare nella carrozzeria, non tanto nel metodo, ma quanto nella convenienza economica di fare una riparazione anziché una sostituzione. A tal proposito molti ricorderanno la sostituzione di fari costosissimi che presentavano solo la rottura della staffa di fissaggio. Chi s’ingegnava rimediava con adesivi specifici, ma normalmente si sostituiva, soprattutto se pagava una compagnia di assicurazione. Poi l’industria ha messo a disposizione l’apposito ricambio e tutto rientrò nella normalità. Lo stesso discorso valeva per i paraurti in materiale composito (plastica) che su alcune vetture erano, e lo sono tuttora, di costo elevato, la loro sostituzione, anziché riparazione era un affare sia per la facilità dell’intervento sia per lo sconto che si riusciva ad ottenere, ovviamente a maggior ragione se pagava un’assicurazione, altrimenti si cercava di soddisfare il cliente con un lavoro in economia. Questo mondo, che ancora in parte esiste, è destinato ad essere soppiantato non solo dall’avanzamento tecnologico, ma da un sistema di monitoraggio statistico e finanziario che costringe l’autoriparatore a ottimizzare i propri processi interni, l’utilizzo di strutture, attrezzature e prodotti al meglio per riuscire a rientrare nei parametri richiesti da quelli che stanno divenendo i maggiori committenti: flotte di noleggio e assicurazioni. Anche i vantaggi sulla scontistica sui ricambi IAM, effettuati dai rivenditori indipendenti, sono oggi appiattiti dalle nuove politiche di vendita di quelli OEM da parte dei costruttori.
Abbiamo parlato di un mondo dell’autoriparazione che cambia e ci siamo riferiti prevalentemente alle operazioni necessarie al ripristino delle vetture danneggiate, con tutte le difficoltà insite nelle nuove tecnologie costruttive, ma esiste ancora, anzi è in netta ripresa, una richiesta di restauro dei veicoli d’epoca.
Stiamo assistendo a una esplosione d’interesse per questo genere di vetture, non solo fra gli appassionati, ma anche nelle nuove generazioni che rimangono affascinate da questi prodotti per le loro caratteristiche di eleganza, solidità, stile e allo sfavillio delle cromature. Ne sono testimonianza le varie fiere di settore che vedono un pubblico di frequentatori sempre più in aumento. Lo stesso dicasi per gli espositori e il contestuale mercato dell’usato sempre più florido.  Ebbene! Tutto questo fervore presuppone la capacità di recupero, l’abilità manuale di professionisti che siano in grado di riportare all’origine le varie componenti di una vettura logorata e vissuta. Il nostro paese per fortuna detiene ancora queste particolarità, il gusto, l’abilità e la capacità dell’utilizzo di prodotti che riescono a dare nuova vita a veicoli ritenuti ormai esausti. È infatti florido, soprattutto nel nord Italia, il mercato dei veicoli che varcano le Alpi per un restauro più o meno completo, Anche in questo settore l’abilità artigianale italiana si contraddistingue, e in questo caso per un lavoro effettuato “a regola d’arte”. Possiamo quindi dire che il lavoro artigianale del carrozziere si va spegnendo? Direi piuttosto che sta cambiando, ma rimarrà sempre una parte di questa storica attività legata all’estro e alla capacità manuale degli operatori.

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