I Cinesi di Sinochem/ChemChina che detengono oltre il 37% delle azioni Pirelli, hanno avanzato richieste di revisione sull’asset del management e di condividere delle informazioni e piattaforme tecnologiche. Tutto ciò creerebbe il problema di esporre la società al rischio di non poter esportare più pneumatici negli Stati Uniti e, progressivamente, anche in altri paesi della Nato. Pirelli si è rivolta al Governo Italiano affinché, attraverso l’apposito comitato golden power intervenga dchiarando che le attività della Società sono un assetto strategico nazionale e quindi bloccare le richieste dell’azionista cinese. La decisione è stata presa direttamentae dal Governo che ha definito la questione un asset strategico e seppur adottatando una soluzione morbida, ha posto dei limiti in tema di accesso e di condivisione delle informazioni di dati attraverso la tecnologia; di maggioranze qualificate nel cda di Pirelli per decisioni strategiche e l’obbligo di costituire una unità organizzativa autonoma che si occupi di sicurezza.
Le preoccupazioni per la sicurezza nazionale si riferiscono prevalentemente sui sensori Cyber che: «sono in grado di raccogliere dati del veicolo riguardanti, tra l’altro, gli assetti viari, la geolocalizzazione e lo stato delle infrastrutture». Le informazioni raccolte riguardano infatti una moltitudine di settori: «Cyber si configura come tecnologia critica di rilevanza strategica nazionale. L’uso improprio di questa tecnologia può comportare notevoli rischi non solo per la riservatezza dei dati degli utenti, ma anche per il possibile trasferimento di informazioni rilevanti per la sicurezza». Il comunicato governativo sottolinea: «Lo Stato tutela i dati che non possono essere messi a disposizione degli stranieri, in questo caso cinesi. Non è un atto ostile, ma di prudenza e tutela dell’interesse nazionale» ha commentato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
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