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Uno dei problemi delle auto connesse è relativo chi gestisce i dati da esse trasmessi e che fine faranno? Sono la prima parte delle domande che molti operatori si pongono. Inoltre,  occorre fare chiarezza su come viene gestita la tutela della privacy dei dati trasmessi e chi ne è il responsabile?. Domande che non hanno ancora una risposta ben definita, tutto è ancora scollegato e nebuloso, ma intanto i veicoli digitali sono già stati venduti e con loro i benefici: “i dati trasmessi consentiranno di informare  e viaggiare meglio….; la manutenzione predittiva consente d’intervenire prima che si provochi il guasto, ecc”. Ma l’utente e l’autoriparatore indipendente vorrebbe sapere chi gestisce e come vengono finalizzati i dati raccolti. L’unica cosa chiara e funzionante, perchè regolamentata a livello europeo, è la chiamata d’emergenza in caso di grave incidente stradale. Questi sono alcuni dei quesiti che ancora pochi si pongono, ma con l’avvento dei sistemi implementati sui nuovi veicoli, sia da parte dei costruttori sia dalle assicurazioni, flotte ecc., la questione andrebbe regolamentata con un unico modello a cui tutti: costruttori, autoriparatori, assicurazioni e catene adibite alla produzione e ai servizi per l’automotive, dovrebbero riferirsi.
Ebbene! Di solito quello che la politica non riesce a fare, per inerzia o lentezza burocratica, lo fanno i privati, che nel nostro caso sono le case costruttrici. In realtà, qualcosa è stato creato: Gaia-X progetto europeo destinato alla creazione di un cloud federato. I principi di Gaia-X sono quelli di creare uno standard per l’operabilità dei dati nel settore autmotive in totale sicurezza.
In questo caso le case tedesche: Volkswagen, BMW e Mercedes hanno messo in piedi un consorzio, Catena-X che si rifà ai principi di Gaia-X, al quale guardano con vivo interesse le associazioni nazionali italiane e i produttori di componenti per l’automotive. La volontà dei tedeschi è quella di creare una sorta di piattaforma per lo scambio di informazioni tra operatori della filiera, che permetta di mantenere la proprietà del dato in capo a chi lo emette e che siano scambiabili con una codificazione uniforme.
Il presidente del Gruppo Componenti Anfia, Marco Stella sostiene che: «La cosa importante per le aziende italiane è salire sul treno che si è messo in moto. L’intera catena del valore automotive deve rispondere in maniera efficiente alle sfide della trasformazione digitale e della sostenibilità futura – sottolinea inoltre – ritengo che la nuova rete europea di partner, aperta a produttori e fornitori ma anche associazioni di concessionari e fornitori di apparecchiature, con lo scopo di creare uno standard uniforme per la condivisione delle informazioni e dei dati lungo tutta la filiera automobilistica, vada proprio in questo senso e debba essere sostenuta».
In effetti Brembo, importante eccellenza italiana, ha già deciso di aderire al consorzio. Roberto Vavassori, Chief Public Affairs & Institutional Relations Officer della società, spiega: «La cosa importante è adottare un sistema in grado di far dialogare le filiere in maniera sicura e interoperabile, a partire dagli Oem per arrivare ai Tier2, usando standard europei – e aggiunge – tutte le società possono entrare nel consorzio, sia le piccole che le grandi, gli italiani devono entrarci, altrimenti il rischio è che non arrivino più le forniture dai tedeschi». La Germania è il primo mercato per i componentisti italiani che nel 2019 hanno esportato per circa 5 miliardi, pari ad una quota superiore al 20% dell’export totale. Nella stragrande maggioranza dei casi l’Italia esporta componenti meccaniche ma c’è anche una quota, che vale mezzo miliardo, relativa ai motori.

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