Partiamo dai numeri, che già di per se ci danno un’idea dell’impossibilità dell’Italia di rispettare le normative UE sulle emissioni inquinanti nel trasporto stradale.
L’80% delle merci transita su strada, attraverso veicoli la cui età media è di oltre 19 anni, con oltre il 44% pre euro 5.
Il 96,8% dei camion immatricolati in Italia è alimentato a gasolio (i Tir ad alimentazione elettrica sono irrisori, lo 0,3%).
Il regolamento UE per la riduzione delle emissioni dei veicoli pesanti, prevede l’abbattimento sino al 90% delle emissioni di CO2 su dal 2040 con scadenze progressive:
-15% dal 2025 rispetto ai valori del 2019;
-45% tra il 2030 e il 2034;
-65% tra il 2035 e il 2039;
-90% dal 2040 in poi.
Anita Anfia Assogasliquidi-Federchimica e Unem, dimostrano che le soluzioni tecnologiche indicate dalla Ue per decarbonizzare il trasporto pesante (elettrico e idrogeno) non sono ancora mature e ciò rende gli obiettivi europei di difficile realizzazione.
Secondo il governo e la filiera italiana dell’autotrasporto, esistono altre tecnologie, già disponibili, che possono contribuire alla decarbonizzazione del settore e alla creazione di un percorso verso le emissioni zero. La prima: l’impiego dei biocarburanti, dove l’Italia è all’avanguardia nel mondo grazie allo straordinario impegno dell’Eni, che sta già producendo e distribuendo in 600 stazioni in tutta Italia un biocarburante liquido rinnovabile (Hvo) ricavato dagli scarti vegetali o animali e residui dell’industria agroalimentare, che riduce fino al 90% le emissioni di carbonio ed è impiegabile sui motori di ultima generazione Euro 6.
Roma sta puntando al 2027, quando il regolamento Ue sui tagli alle emissioni dei Tir sarà sottoposto a verifica da parte di tutti i Paesi membri.
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