Governo – Elkann, fumata nera

da | 20-Mar-2025

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L’incontro di John Elkann, Presidente e CEO di Stellantis, al ministero delle Imprese,convocato dal ministro Adolfo Urso,  ha partorito un’altra fumata nera, un nulla di fatto, anzi è stata messo in evidenza il merito del gruppo manageriale di Fiat che, con la Partnership di Stellantis, avrebbe salvato l’auto italiana dal fallimento.
Come se la Fiat fosse di proprietà statale e non del Gruppo gestito dagli Agnelli.

Nulla di fatto

Questo è la sintesi dell’incontro svoltosi al Ministero, con la dichiarazione di Elkann che “… l’Italia per noi ricopre un ruolo fondamentale”. A questo punto c’è da chiedersi quale sia questo ruolo fodamentale, tenuto conto che non viene esplicitato un piano industriale di produzione chiaro e trasparente sia di veicoli che di componenti.
Le fabbriche annunciate per batterie e nuovi modelli sul nostro territorio, sono rimaste solo negli intenti di chi le ha pronunciate, facendo pagare a tutti noi anni di cassa integrazione ai non occupati del Gruppo.
Almeno la vecchia guardia degli Agnelli prendeva gli incentivi e continuava la produzione, ma qui si fa il contrario: si prendono gli incentivi per veicoli costruiti fuori dal nostro paese. Oltre al danno le beffe, viene da dire.

Dichiarazione d’intenti

Le dichiarazione del Presidente di Stellantis si sono rivelate contradditorie sia per quanto riguarda la gigafatory  di Batterie annunciata aTermoli, e oggi costruita in Francia, sia per la produzione di veicoli, con investimenti in altri paesi e in particolare Spagna, dove a detta di Elkann, il costo di produzione di un  veicolo è di  516 euro mentre in Italia è di 1414 euro. Con i cinesi la differenza è ancora più evidente; il gap è di dirca il 30-40% a favore dei cinesi. La motivazione è tanto evidente quando si parla di energia elettrica, il cui costo in Italia è di cinque volte superiore a quello spagnolo.
Se le cose stanno così, qualcosa non quadra, a parte il costo superiore dell’energia, il resto è dovuto all’organizzazione del lavoro e alla produzione, e questo dipende dal management aziendale e, quindi, direttamente da Stellantis. É evidente che le parole d’intenti pronunciate dal Presidente di Stellantis si contraddicono con la realtà dei fatti dallo stesso evidenziati.

Manca una visione industriale

Il tira e molla con il Geverno Italiano, ben sapendo che le cose stanno così, avrebbero dovuto ricercare insieme delle soluzioni e non richiedere incentivi, che non hanno fatto altro che rimpinguare le casse di Stellantis senza alcun vantaggio per l’economia industriale italiana.
L’incapacità di sviluppare, anzi sfruttare la tecnologia e i marchi italiani che hanno fatto la storia dell’auto nel mondo, è tanto più evidente con la Maserati, ormai ridotta all’osso, per la quale si sta valutando se le auto saranno costruite fuori dal nostro Paese o, nella migliore delle ipotesi, nella motor Valley italiana a Modena.

Le considerazioni di Elkann

Evidenzia che la situazione è complessa, sia per i costi sia per le infrastrutture, senza dimenticare i mercati. L’Italia è quella che acquista auto elettriche in minor misura rispetto agli altri paesi europei, il 4% circa contro paesi che hanno una media del 30%. Le infrastrutture di ricarica per le auto elettriche sono nettamente insufficienti per una mobilità elettrica come è prevista dalla transizione.
La colpa di tutto ciò sta nei mercati che, in particolare quello taliano per le auto elettriche, che è fermo e, quindi, non cresce la produzione.
Come al solito la colpa non è mai propria, cioè di tutti e di nessuno.

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