I dazi colpiscono 60 Paesi
Detto, fatto, dal 5 aprile scatteranno i dazi USA del 10% e superiori, gli altri dal 9. In particolare l’Unione Europea sarà colpita da dazi al 20%, la Cina del 34%, il Giappone del 24%. In vigore da subito le tariffe del 25% sulle auto importate.
L’Europa rischia molto, tenuto conto che le esportazioni verso gli USA sono più che triplicate negli ultimi 15 anni, da 15 a 51 miliardi di euro.
Il 70% delle espostazioni verso gli USA sarebbero colpite dai dazi.
I dazi in Italia
Per l’Italia, le esportazioni verso gli Stati Uniti pesano per circa il 3% del PIL. Dal punto di vista settoriale, però, l’Italia è più esposta sui prodotti finiti (19% delle sue esportazioni, contro l’11% europeo) e nell’alimentare (11% contro il 5%). Nell’alimentare, l’Italia è la più esposta nel settore delle bevande (alcoliche e non alcoliche), con il 25% delle esportazioni dirette verso gli Stati Uniti.
Importanti anche i settori dei cereali, dei prodotti caseari e delle uova, anche se l’esposizione media di questi settori verso gli Stati Uniti si è dimezzata (13%).
I dazi sono un problema?
I dazi USA rappresentano un grave problema, dato che la scarsa crescita del nostro Paese degli ultimi anni si basa esclusivamente sull’export, mentre tra il 2000 e il 2023 i consumi interni delle famiglie sono calati dell’8%.
Secondo i calcoli del sito Pagella Politica, che riportano un recente report ISTAT, quasi un quinto delle aziende esportatrici in Italia (il 18%) e degli addetti del settore (17%) è ora a rischio per la guerra commerciale dichiarata da Trump.
Stando ai dati del ministero degli Esteri, tra i settori più colpiti ci sarebbero quello dei macchinari (13 miliardi di export l’anno verso gli Stati Uniti), gli articoli farmaceutici (13 miliardi) e i mezzi di trasporto (8 miliardi).
Grave anche la situazione per i produttori di vini e alcolici, che indirizzano quasi la metà del loro export totale verso gli Stati Uniti.