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Un’idea del funzionamento dell’Istituto di controllo sulle assicurazioni (IVASS) ce lo siamo fatto proprio dai contenuti dei documenti presentati dall’Istituto alla riunione del MIMIT e dalla precedente intervista da parte di uno dei responsabili, Roberto Novelli, alla trasmissione “Due di denari” a Radio24.
Le considerazioni che possiamo trarre, tenuto conto che vi sono casi eclatanti di aumenti ingiustificati dei premi di polizza che vanno ben al di la di quelle che sono le statistiche medie evidenziate (7,1%), ci lasciano perplessi che proprio l’Istituto di controllo elenchi tutta una serie di dati statistici e suggerisca rimedi normativi, basati solo sull’elaborazione dei numeri, inflazione (ISTAT, ANIA e propri) che, oltrettutto ben evidenziano la non corrispondenza con il reale stato delle cose con le richieste assicurative, essendo l’inflazione drasticamente diminuita, mentre i costi delle riparazioni e ricambi rimangono ancora proporzionalmente elevati. Tutto ciò senza focalizzare l’attenzione sulle cause e sui rimedi che sarebbero opportuni per monitorare direttamente il fenomeno e al caso limitarlo. Stiamo parlando dei premi assicurativi relativi alla RCA che dovrebbero essere facilmente calibrati in funzione della frequenza sinistri (5,13% – ultimo dato disponibile) drasticamente contenuta,  anche a causa dei veicoli dotati dei sistemi di assistenza alla guida – ADAS, o che ne hanno limitato le conseguenze.
L’IVASS sa benissimo che nel processo di formulazione dei premi di polizza, concorrono diversi fattori quali: la gestione tecnica e gli oneri, per l’acquisizione dei contratti, per la riscossione dei premi e per l’organizzazione
e il funzionamento della rete distributiva, variabili da una compagnia all’altra (mediamente dal 20 – al 22%, ai quali va aggiunto il risarcimento dei sinistri, per la riparazione, riferendoci solo ai danni a cose auto, il contenzioso, il controlllo delle frodi, tutto ciò va monitorato non solo sui numeri finali forniti dal mercato assicurativo, ma anche con altri sistemi. Se ci riferiamo al costo dei sinistri e in particolare alla riparazione dei veicoli, ma non solo, esiste la figura professionale dei Periti Assicurativi, creata appositamente per legge, con ruolo dall’art. 156 del CDA, andata via via in disuso (non certo per colpa propria, ma da parte delle compagnie assicurative), che sono in grado di contribuire al controllo e contenimentto del fenomeno:L’attività professionale di perito assicurativo per l’accertamento e la stima dei danni alle cose derivanti dalla circolazione, dal furto e dall’incendio dei veicoli a motore e dei natanti …“, e inoltre, l’art. 157 successivo precisa che esercitano l’attività in proprio”. Il perito, per legge, deve essere un libero professionista indipendente, non deve essere legato alle compagnie o ai riparatori e deve fornire la sua consulenza in perfetta autonomia. Figura così voluta dal legislatore per essere di ausilio al mercato assicurativo per la parte tecnica, la trasparenza sui costi di riparazione, il controllo delle frodi, permettere un equo risarcimento al danneggiato e, ultimamente,  garantire la sicurezza del veicolo riparato.
Si è mai chiesto l'”Istituto” perchè il mercato assicurativo applichi a sua discrezione l’intervento del perito assicurativo, quando questo rappresenta l’unico strumento utile alla comunità e sopratutto al consumatore per il controllo e il contenimento del costo della polizza obbligatoria? E ancora, nel momento che viene registrato come una delle cause principali dell’aumento del costo dei premi di polizza proprio il costo dei sinistri a cose auto, perchè viene trascurato dalle istituzioni l’utilizzo d questa figura professionale, obbligando le compagnie assicurative a dimostrare cosa hanno fatto in concreto per tenere sotto controllo i costi, tenuto conto che la modifica del secondo comma del predetto articolo  ha modificato l’originaria impostazione, permettendo alle assicurazioni di  “effettuare direttamente l’accertamento e la stima dei danni alle cose derivanti dalla circolazione, dal furto e dall’incendio dei veicoli a motore e dei natanti”. Non pare questa una contraddizione legislativa con la figura professionale del Perito Assicurativo che, sempre dai predetti articoli, ne determina l’unica figura professionale  che può svolgere: L’attività…  non può essere esercitata da chi non sia iscritto nel ruolo di cui all’articolo…”. Tutto coincide con la professione di Perito Assicurativo la cui attività implica, anche una responsabilità tecnica e giuridica e morale nell’espletate il proprio incarico. Se tutto ciò è fatto per mero risparmio sui costi delle parcelle, dobbiamo far presente che queste sono ferme dal lontano 2007 e che possono incidere non più del 2,5% sul costo dei risarcimenti per i danni materiali nei sinistri auto.
Il legislatore emana leggi del governo che dovrebbero tutelare i consumantori, specialmente quando li obbliga a pagare un premio per poter circolare con la propria auto e non favorire una o l’altra parte, ma rappresentare una terzietà, così cone dovrebbe essere la fugura del Perito Assicurativo, che dovrebbe essere libera da vincoli economici e di sudditanza verso le compagnie assicurative. Solo così esso può rappresentare effettivamente quell’esperto estraneo alla parti (terzo) che deve garantire al danneggiato un congruo risarcimento e il giusto prezzo della copertura assicurativa a oltre il 90% degli assicurati.
Queste sono le cose che ci si sarebbero aspettate da parte dell’Istituto, una rivisitazione radicale delle regole sull’assicurazione RCA obbligatoria, aggiornate per tecnologia (auto sofisticate nella costruzione)  e gestione (Bonus/malus, CARD e ruolo del Perito Assicurativo), rendendo obbligatoria la perizia nel risarcimento dei danni RC auto ed anche dell’aspetto economico del professionista, per quanto riguarda il compenso professionale, che non può essere lasciato in capo al mercato assicurativo.

INTERVISTA DI RADIO24 NEL PROGRAMMA DUE DI DENARI DEL 10 GENNAIO 2024

RELAZIONE IVASS AL MIMIT

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