Considerazioni stupende quelle riportate dal Sole 24ore del 5 settembre nella pagina pubblicitaria di Perego 1963, che danno il senso del lavoro artigianale che da sempre ha contraddistinto l’abilità manuale, l’estro, la fantasia e l’inventiva degli italiani e che ora si è persa – in parte – con la globalizzazione e l’industrializzazione dei prodotti. Ma non tutto è perduto, per fortuna molti giovani stanno tornando alle origini. Questo è un processo già avviato in agricoltura, auguriamoci che venga imitato anche da altre attività “artigianali”. Qualità, bellezza, eleganza e valorizzazione del prodotto devono ritornare ad essere requisiti primari che ci faranno vincere le sfide di un mondo e “mercato” globalizzati. Riflettiamo!
“…tutti gli artigiani devono lottare contro la tendenza tradizionale dell’epoca, nel tentativo di produrre il bello, anzichè la trovata artistica e non dozzinale alla loro opera…siamo i rappresentanti dell’artigianato che si è estinto nella produzione commerciale. Facciamo perciò del nostro meglio per diventare i migliori artigiani possibili…Ad ogni modo, educhiamoci ad essere buoni lavoratori, questo ci darà una vera comprensione di tutto ciò che è valido in arte…”.
Oggi essere un artista non dipende dagli strumenti che ha tra le mani, ma piuttosto dalla mentalità. Questo è forse uno dei più grandi fattori distintivi tra arte e artigianato. Se per un artigiano il risultato finale è il mestiere stesso, per un artista è la continuazione di un pensiero o di un’ideologia.
Anche se, quando un artigiano si spinge oltre la semplice creazione di un oggetto e soppianta la dimensione fisica con creatività e visione, il suo mestiere diventa una vera e propria opera d’arte. (Plindo.com)
E ciò vale anche con le nuove tecnologie.