Pare proprio che la frontiera futura del commercio di veicoli si stia spostando dal leasiong, al noleggio a lungo termine, all’abbonamento. Non è una novità assoluta l’abbonamento, pago un canone mensile fisso per l’utilizzo di un veicolo che posso cambiare secondo le necessità del momento e dopo due anni scegliere quello che mi è più congeniale per il lavoro o la famiglia. Negli Stati Uniti la soluzione sembrava l’ideale per chi non volesse una vettura di proprietà sul tipo degli smartphone più costosi: canone fisso compreso il costo del cellulare diluito in due anni con possibilità di avere sempre l’ultima versione dell’apparecchio. L’abbonamento dell’auto al posto del tradizionale acquisto poteva essere la soluzione ideale per gli utilizzatori disposti a pagare un abbonamento per passare da un modello ad esempio con motore termico a un’auto elettrica sulla base di esigenze d’impiego mutevoli. L’offerta di servizi di abbonamento per le nuove auto avrebbe dovuto rispondere a queste richieste. Eppure, fino ad oggi, il sistema ha insegnato all’industria che a molti acquirenti di auto non piace cambiare e quando lo fanno, gli aspetti pratici sono considerati onerosi al punto da non rientrare in un modello di business. In effetti la soluzione all’inizio dava buoni risultati, ma alla lunga non ha funzionato. Alcune case automobilistiche l’hanno riutenuta troppo complicata e poco remunerativa, tenuto conto che il cambio di veicolo in corso di contratto le penalizzava troppo e inoltre occorreva un’organizzazione capillare ed efficiente per poter sfruttare al meglio il parco veicoli dedicato e non rischiare di avere veicoli sottoutilizzati.