In questo periodo parliamo tanto di questa energia, riferendoci ai veicoli elettrici e indispensabile per la vita umana, ai consumi e di riflesso agli aumenti di costo ultimamente registrati che stanno mettendo in difficoltà imprese e privati.
Ma vi siete mai chiesti da cosa deriva il nome “elettricità”?
Forse non a tutti interessa, ma è curioso conoscere quale sia l’origine di questa parola.
La parola “Elettricità” viene attribuita al filosofo greco Talete di Mileto (VI secolo a.C.), il quale osservò che sfregando energicamente un piccolo pezzo di ambra (resina fossile), esso acquisiva la capacità di attrarre piccole particelle (esempio, carta). Precisamente, la parola elettricità deriva dal greco “elektron”, che appunto significa “ambra”. Sin qui abbiamo parlato della corrente elettrica per sfregamento: elettricità elettrostatica, che per lungo tempo è rimasta un mero oggetto di curiosità e divertimento, prima di entrare a far parte della quotidianità. Solo alla fine del XVI secolo è stata studiata “scientificamente”, ma fu solo dopo varie osservazioni ed esperimenti che nella metà del XVII secolo Benjamin Franklin dimostrò che il fulmine era un fenomeno di natura elettrica, e inventò il parafulmine. La vera svolta avvenne, però, a cura del fisico italiano Alessandro Volta (1745-1827) che, utilizzando le scoperte fatte da Luigi Galvani, dimostrò che l’effetto elettrico (sperimentato su una rana), derivava dal contatto di due metalli di diversa natura attraverso un panno bagnato: era stata inventata la prima batteria elettrica.
Questa è la storia antica dell’elettricità, per quella moderna, e soprattutto quella applicata ai veicoli elettrici, chi fa questo mestiere (l’autoriparatore) dovrebbe ormai sapere tutto… o quasi.
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